5 dicembre 2016 Relazione sulle serate e incontri con Marco Ramazzotti a Padova Este e Castelfranco in occasione della giornata di Solidarietà Internazionale per la Palestina.

Come dicevo l’altro giorno, non potevo non scrivere alcune righe sulla serata del 30 novembre nella cittadina di Este, con il dott. Marco Ramazzotti, studioso in storia e antropologia, conosce bene la storia dell’ebraismo iniziando dalla sua storia personale ebraica. Marco in tutti i tre incontri ha voluto precisare la netta separazione tra il giudaismo (come religione e non) e l’ideologia sionista. Marco ha girato quasi tutta l’Africa e gran parte del M.O oltre all’America Latina, è cresciuto in una famiglia mista di padre cristiano e madre ebrea, la sua vita in Angola gli ha insegnato che il colore della pelle non è una differenza e nemmeno il credo religioso e nemmeno l’appartenenza, perciò al liceo angolano c’era il nero il rosso il bianco oltre a tutte le religioni, niente di tutto questo è stato per lui un limite.

La moglie di Marco poteva essere una musulmana oppure una nera dell’Angola ma il suo destino era sua moglie Annina inglese e non ebrea, sua figlia nasce in Angola ed il figlio in Italia .
Con questa storia alle spalle non poteva non essere contro le discriminazioni e contro l’Apartheid del Sudafrica dove ha combattuto militarmente contro l’invasione dell’Angola.
Marco combatte anche la discriminazione dei palestinesi in Israele e prende le distanze da un paese sionista che opprime e uccide e imprigiona bambini uomini e donne . Marco inoltre fa parte dell’associazione ECO Ebrei Contro l’Occupazione, critica fortemente lo stato d’Israele e nello stesso tempo cerca di salvare la religione ebraica pur senza essere né praticante e nemmeno religioso. Sostiene che essere ebreo è una cultura come è anche una tradizione.
Questo il senso che porta avanti facendo più informazione su questo argomento.
Ho accompagnato Marco in tutti gli incontri e l’ho ascoltato e apprezzato per il suo coraggio nel mettere l’Apartheid del Sud Africa al pari con quella dello stato d’Israele sfidando con questa posizione la maggior parte degli ebrei italiani.
A Este ha incontrato la cittadinanza ed il giorno seguente gli studenti. Agli studenti cerca di spiegare il colonialismo internazionale che ha invaso l’Africa ed anche il M:O restando per decine di anni sfruttando ogni possibile risorsa. Allo stesso modo vede il colonialismo sionista usare la religione ebraica come mezzo per creare un focolare ebraico in Palestina .
A Castelfranco Veneto il 1° dicembre Marco ha incontrato tutta la scuola del liceo, tanti e tanti studenti entusiasti di ascoltare e dialogare con lui. Ad un certo punto ha dovuto affrontare una persona di religione ebraica che lo ha accusato di inculcare i giovani, questa persona è solita contrastare e accusare la scuola di appoggiare la causa palestinese. Ben sapendo che insegnanti e Preside sono aperti a tutte le religioni e tutte le cause di conflitto in giro per il mondo e nello specifico la causa irrisolta della Palestina e Israele.
Marco ha sofferto per questo attacco insensato di una persona che gli ha puntato il dito dicendo: perché non dice chi sta incendiando Israele? Lì Marco si arrabbiò dicendo che gli incendi divampano anche in Italia come in Palestina e Grecia ecc ecc .
E’ rimasto incredulo nel sentire come arrivano le distorte informazioni giusto per incitare e odiare. Ha spiegato alla signora che il suo compito era di fare informazione corretta senza ferire nessuno ma creare dialogo al fine di facilitare l’approccio verso una pace giusta.
Il MURO i POSTI DI BLOCCO La distruzione delle case e la confisca delle terre sono una realtà che non si può né nascondere né ignorare.
Finito l’incontro siamo andati a pranzo con la coordinatrice ed il Preside dell’istituto ed abbiamo discusso di un eventuale conferenza ed invitare la signora e suo marito oltre a rappresentanti di Israele e Palestina e qualche Prete, Rabbino e Imam in Italia .
Il Preside era d’accordo e spero presto si possa aprire questo dialogo/conferenza che ci vede laici e religiosi italiani discutere e combattere insieme contro l’estremismo ideologico e politico in Israele.
Marco dice se Mandela è riuscito a combattere l’Apartheid di sicuro riusciremo anche noi e questo è possibile se vengono coinvolte le popolazioni civili.
Come vedete gli attacchi gratuiti e intenzionalmente lanciati da chi sta qui ma riceve le continue informazioni sbagliate ci sono sempre ma sono sicura finché esistono persone corrette come Marco e tante altre le cose cambieranno sicuramente.
Grazie Marco per questa tua testimonianza .
Grazie a Lucia e Beatrice di Este
Grazie a Silvia e Preside Scuola Giorgione
Grazie anche alle associazioni incontrate con Marco Ramazzotti nella sede delle “Donne in Nero”.
Non servono le foto in quanto sono solita a non esporre le foto di minorenni o di persone senza il loro consenso.

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Scritto il 3 dicembre alle ore 17:02 in riferimento alla serata con Moni Ovadia per celebrare la Giornata ONU per la Palestina.

Ieri finalmente si sono conclusi gli incontri che la Comunità ed Al Quds del Veneto avevano predisposto per celebrare il 29 novembre la “Giornata Mondiale di Solidarietà con il Popolo Palestinese”.
Come negli altri Paesi così pure in tutta l’Italia si sono celebrate le giornata in memoria della risoluzione Onu che invita a celebrare con ogni mezzo il diritto dei palestinesi ad avere una patria sua indipendente autonoma e senza interferenze esterne. Dal lontano 29 novembre nulla è cambiato e tanta gente in tutto il mondo ricordano quest’invito dell’ONU , continueremo a ricordare e celebrare e a volte commemorare (chissà quanta gente nel frattempo morirà ancora) questa grande catastrofe umana che il mondo del potere economico finanziario non risolve.
Per l’occasione abbiamo preparato e con grande fatica le diverse occasioni d’incontri e dibattiti .
Il primo fu quello con MONI OVADIA che ci ha onorato e spiazzato con la sua sicurezza e loquacità, con la sua amicizia e vicinanza. Non avrei mai creduto che mangiasse il FALAFEL ed il HUMMOS insieme a noi da Hussein che ringrazio e nemmeno la condivisione del tavolo e amici palestinesi, e nemmeno essere accompagnato fino alla Sala Fornace Carotta, avevo un’ emozione tale al punto da tremare quando gli chiesi se potevo dargli del tu: gli dissi “sono più vecchia di te” eh no sono io più vecchio, difatti era lui più grande ma questo mi diede il coraggio di parlare senza tremori e ansia, si è preso tutto il tempo per parlare del problema palestinese e delle eventuali soluzioni . Più di 200 persone affollavano la Sala ed in silenzio lo ascoltavano, tanti palestinesi sono arrivati da diverse parti del Veneto. Alla fine dell’incontro è stato molto gentile nel trattenersi e farsi fotografare con tanti amici.
Alle ore 24.00 Renzo accompagna Ovadia all’Hotel in Corso Milano
Il mio rammarico rimane quando vedo che tanti palestinesi non rispondono né partecipano e nemmeno contribuiscono nonostante il Whats App del quale non capisco niente e rimane sempre una partecipazione virtuale. A tanti sembra che non interessi molto. Ringrazio coloro che si sono sforzati di venire anche se l’evento è stato a metà settimana, ringrazio tutti gli amici italiani che ci hanno onorato con la loro presenza: ringrazio gli amici palestinesi Adnan& famiglia , Soliman, George S., Yasser con moglie e amiche, Ghazi, Essam, Mu’taz, Amin, Nadia, (Adnan Jasser) attraverso la moglie Franca, Fatima anche in sostituzione di Jamal ed alla fine Jamil Gharaba sempre presente anche se si trova nelle condizioni di non poter partecipare .
Grazie grande anche a NANDINO CAPOVILLA sempre presente e di aiuto per tutti.
A me dispiace tanto aver avuto discussione con chi ha esposto tante foto su FB e su Whats App senza consultare l’unica persona che poteva selezionare e scegliere le foto adatte da esporre senza violare la privacy di nessuno. Ho faticato molto per farle ritirare ed attendere la relazione per poi mettere soltanto 2/3 fotografie.
Lo sanno tutti che FB non è l’album di famiglia personale e tenere conto anche che FB potrebbe danneggiare le persone. Ogni persona è libera di fare ciò che vuole, ma solo delle foto personali.
Certo che non posso obbligare nessuno ma l’educazione vuole che chi ha preparato e organizzato l’incontro possa dire la sua sulla diffusione delle immagini di persone e cose. Preferisco sempre chiedere il permesso alle persone prima di arrogarmi il diritto di decidere e per questo preferisco mettere le foto di spalle e lontane dall’obbiettivo per ridurre al minimo il riconoscimento.
Polemica? no ma precisione, lo sanno bene i fotografi e coloro che si cimentano nella diffusione di materiali privati. Anche OLIVIERO TOSCANI si becca a volte le denunce.

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